Scrivi anche il mio nome!
Per due volte, Gesù,
il tuo dito ha toccato quella polvere;
un po’ di polvere, tanta quanto ne bastava,
per lasciare in essa un segno positivo,
il tuo passaggio, caldo, delicato,
accanto alla storia di un errore.
Nel silenzio Tu non hai parole da aggiungere
allo sproloquio incalzante degli arroganti,
ma hai voglia di ascoltare e di capire
sentimenti confusi e pasticciati,
ciò che ora resta nel buio di un peccato,
la fine di un incontro furtivo tra due corpi,
senza più carezze e brividi,
abbracci che non dicono più niente
e la ferita di uno strappo nella pelle del cuore.
In certi passaggi della vita
anche noi non abbiamo bisogno di parole
da sentire, da leggere e da imparare,
ma la certezza che Tu ti ricordi di noi
e che ci abbracci nel nostro adesso
e che scrivi anche i nostri nomi.
Sì, il nome di ciascuno che Tu vuoi salvare.
Primo tra tutti, il nome di quella donna,
poi quello di tanti altri, alla fine il mio;
nomi che solo Tu conosci nella loro verità,
perché il tuo dito è rimedio alla nostra perdita,
aiuto che disegna la mappa di un nuovo inizio,
che riaccende la voglia di un riscatto
da errori e da ferite, fuori e dentro di noi.
Ma Tu riprendi a scrivere, una seconda volta,
un nuovo l’elenco, ora coi nomi di chi grazie a Te
ha scelto di stare dalla tua parte,
facendo sua la logica del perdono,
facendo della misericordia la pelle di un abbraccio.
È l’elenco di quanti faticano giorno e notte
affinché nessuno sia lasciato senza ripiglio,
fosse anche nel suo ultimo istante,
ma, oltre le lacrime degli errori,
tutti possano rialzare la resta – e ci sei Tu, il Sole –,
occhi nostri nell’infinito dei tuoi occhi d’amore.
Attendo il mio turno, Signore, e ti resto vicino,
perché nei tuoi gesti d’amore per me
apri anche a me una via di misericordia,
oltre le bugie del mio cuore.
Anche senza più mani
ricorda e scrivi il mio e il nome di tutti
perché nascono così le melodie dell’amore,
quando sei Tu a tracciare nella nostra vita
segni di riconciliazione e di pace.
Sì, scrivi anche il mio nome, Gesù!
Per gentile concessione di don Sergio Carettoni – Fonte