“Splendor paternae gloriae” è un inno attribuito a Sant’Ambrogio (339-397), vescovo di Milano e uno dei Padri della Chiesa. Questo inno fa parte della tradizione degli inni ambrosiani, un corpus di testi poetici liturgici caratterizzati da uno stile semplice e incisivo, scritti per essere cantati durante la preghiera comunitaria.
Contenuto e significato
Il titolo, che significa “Splendore della gloria del Padre”, si riferisce a Gesù Cristo come manifestazione della gloria di Dio Padre. L’inno celebra la luce divina e la venuta di Cristo, sottolineando il tema della redenzione e del rinnovamento spirituale. È un testo particolarmente legato al tempo liturgico del mattino, rendendolo un inno di lode per l’inizio della giornata, nella consapevolezza della luce divina che illumina la vita dei fedeli.
Struttura e stile
- L’inno è scritto in metro giambico dimetro, tipico della poesia ambrosiana.
- È composto da strofe brevi e regolari, con un ritmo facilmente memorizzabile per la recitazione o il canto comunitario.
Uso liturgico
“Splendor paternae gloriae” è spesso utilizzato nella Liturgia delle Ore, specialmente nell’ufficio del Mattutino o delle Lodi. È un canto che si inserisce nel contesto della preghiera del mattino per invocare la luce e la protezione di Dio all’inizio di una nuova giornata.
Rilevanza spirituale
L’inno invita i fedeli a riconoscere Cristo come la vera luce del mondo, che rischiara le tenebre del peccato e guida l’umanità verso la salvezza. La semplicità del testo lo rende un mezzo potente per la meditazione e la lode.
Il testo in latino e in italiano
Splendor paternæ gloriæ,
De luce lucem proferens,
Lux lucis, et fons luminis,
Diem dies illuminans:
Verusque sol illabere,
Micans nitore perpeti:
Jubarque sancti Spiritus
Infunde nostris sensibus.
Votis vocemus et Patrem,
Patrem potentis gratiæ,
Patrem perennis gloryæ:
Culpam releget lubricam.
Confirmet actus strenuos:
Dentes retundat invidi:
Casus secundet asperos:
Agenda recte dirigat.
Mentem gubernet et regat:
Sit pura nobis castitas:
Fides calore ferveat,
Fraudis venena nesciat.
Christusque nobis sit cibus,
Potusque noster sit fides:
Læti bibamus sobriam
Profusionem Spiritus.
Lætus dies hic transeat:
Pudor sit ut diluculum:
Fides velut meridies:
Crepusculum mens nesciat.
Aurora lucem provehit,
Cum luce nobis prodeat
In Patre totus Filius,
Et totus in Verbo Pater.
Deo Patri sit Gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito
Nunc et per omne sæculum.
O Splendore della gloria del Padre,
che trai Luce dalla Luce,
sorgente della luminosità,
giorno che illumini il giorno,
tu sei il vero sole,
che risplendi di eterno fulgore,
vieni e infondi nei nostri cuori
la luce radiosa dello Spirito Santo!
Supplichevoli invochiamo anche il Padre,
Padre di perenne gloria
e di possente grazia,
perché allontani la subdola colpa.
Susciti azioni valorose,
respinga gli attacchi dell’invidia di Satana,
ci sia propizio nelle avversità,
ci doni la grazia di agire bene.
La mente governi e regga
in un corpo casto e fedele;
la fede si infiammi di intenso fervore,
e non conosca il veleno dell’inganno.
Cristo sia nostro cibo,
sia nostra bevanda la fede,
lieti attingiamo
alla sobria ebbrezza dello Spirito.
Trascorra lieto il giorno,
il pudore sia come il chiarore dell’alba,
la fede come il meriggio,
l’animo non conosca il tramonto.
L’aurora procede nella sua corsa:
si mostri tutto aurora,
tutto il Figlio nel Padre
e tutto il Padre nel Verbo.
Amen.