Home Preghiera della Domenica don Alessandro Deho’ – L’uomo pienamente libero

don Alessandro Deho’ – L’uomo pienamente libero

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Preghiera di don Alessandro Deho’ (link al post nel blog) ispirata al brano del Vangelo di domenica 9 marzo 2025, Luca 4,1-13.

Non lascia altro spazio
che non sia d’Amore,
l’immersione nello Spirito.

Battezzato nella libertà,
con il Giordano ormai alle spalle,
non resta che il cammino.

Ora la strada è davvero inevitabile
per l’uomo pienamente libero,
l’esodo sarà finalmente definitivo.

Serve un deserto:
il Cristo lo trova,
lo abita,
lo lascia maturare
quaranta giorni,
quarant’anni: una vita.

Finalmente ha fame,
un faraone risvegliato pretende di stare al mondo,
il Cristo ha imboccato la ferocia di un’assenza.

Lo sa che serve sentirlo bruciare dentro,
il vuoto,
lo sa che la libertà deve fare male.

E se la fame non arriva,
non mangiare nulla,
sfidarla la morte,
chiamarla in appello,
o tutto o niente.

La lotta è inevitabile:
il diavolo a dividere,
a spezzare,
a frantumare.

E l’uomo libero
a lasciare che i frantumi rimangano tali,
nessuna divina sutura dorata,
che il pane rimanga pane
e la pietra tale,
la fede è taglio.

Cristo sa che l’uomo non può vivere di solo pane,
ma può diveltarlo
pane
alla fine
per tutti.

Libertà è
carne trasformata
in eucaristico dono.

Il diavolo lo conduce in alto,
dove lo sguardo si dilata
e il potere cambia nome.

Lo chiamano servizio,
responsabilità,
perfino amore lo chiamano,
investiture,
cardinalizi giuramenti di
umilissima obbedienza,
la parola travisa.

Ma il potere è
condannato alla potenza.

Resiste l’uomo libero,
Cristo non cambia nome al reale,
svuotato accetta il confronto
e regna,
perfettamente impotente.

Unico miracolo possibile
è la conversione intima e totale della propria vita.

Consegnarsi regalmente
a divina debolissima onnipotenza.

Come dall’alto della croce,
dove il male ancora inchioda l’innocente
e nessuna rivoluzione pare in atto,
se non per gli adoratori dell’unico Padre,

a lui consegnare la propria libertà,
a lui solo,
e perdere tutto,
e perdere finalmente sé stessi.

Gerusalemme, città santa,
il punto più alto del tempio.
Come rimanere liberi
dalle folli interpretazioni di Dio?

Imparando a non sfidare gli angeli,
inciampando invece nelle pietre,
cadendo ad ogni passo,
incespicando,
zoppicando.

Via Crucis è la vita
che ci trasforma in angeli ammaccati,
messaggeri inascoltati,
derisi portatori di strabilianti annunci.

Bello, terribile:
l’angelo è messo in croce,

candido il sangue sulle ali.

L’uomo finalmente libero
è un angelo deriso,
una corona di spine,

un corpo immolato
che resiste alla vera terribile tentazione:
quella di smettere d’amare.

don Alessandro Deho