In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Chissà se anche tu,
come noi, hai pensato che fosse una parola troppo dura,
verbo che spacca i denti a tenerlo tra le labbra,
tagliente come selce,
buona a recidere le arterie,
parole forse buone da lanciare contro i potenti,
forse,
non da meditare in silenzio
all’ombra di una quercia.
Chissà se anche tu
hai sentito in cuore
il desiderio di implorare il Padre,
che si accontentasse,
che pretendesse meno
da noi
che siamo poca cosa
esseri impauriti
inaffidabili.
Chissà se anche tu,
in cuor tuo,
hai mai pensato di sbriciolare
la parola, di tramutarla in mangime
per passeri smarriti.
Chissà se anche tu hai avuto paura,
se hai pensato che
forse il Padre voleva altro,
voleva meno,
chissà se anche hai pensato che era ora di tornare a casa
di riprendere la via del quotidiano
di inchiodare il sogno alla trave
di una casa di paese
come un qualcosa da guardare
con misericordiosa nostalgia
mentre la vita invecchia.
Chissà se anche tu hai mai pensato
che non avresti lasciato partire dietro a te
i figli che hai rubato a quel padre pescatore,
chissà se hai mai pensato che bastava quel che già sapevamo di Dio,
che avere timore di lui era già più che sufficiente,
che nella Legge c’era già tutto,
che se c’è una felicità a questo mondo
deve essere a portata di mano
e che la vita è già troppo dura
e che se serve una fede questa deve portare consolazione
e magari risolverli i problemi.
Chissà se nelle tue preghiere
già chiedevi che fosse allontanato il calice
e se ti sembrava impossibile che
quel profilo notturno nel giardino
fosse di padre
e non d’invidioso guardiano.
Chissà se li hai compresi i tuoi discepoli,
se li hai benedetti mentre ti voltavano le spalle,
chissà se li hai invidiati mentre tornavano
ad amori con meno pretese,
a orizzonti più dolci,
a lavori più ordinari.
Chissà se li hai spiati mentre
riaprivano vecchi libri,
catechismi colorati,
dove l’importante
era semplicemente provare ad essere più buoni.
Chissà se hai pianto,
se hai pensato ancora a loro,
se hai trovato inevitabile il fallimento
di queste pecore che se ne andavano
e che non volevano essere ritrovate.
Chissà se ti sei sentito in colpa,
se ne hai parlato con chi è rimasto
per provare a lenire la mancanza
di persone che amavi
e che avevi deluso.
Chissà cosa hai provato
quando ti hanno abbandonato,
quando la debolezza della carne ha vinto
sulla fantasia dello Spirito,
chissà se hai sperato che almeno quel giorno i cieli si aprissero
invece di stare muti,
avrebbero potuto garantire che tu dal cielo scendevi
e al cielo ritornavi.
Chissà se avrebbero
ceduto, loro che non riuscivano a credere
a una voce celeste
a una cometa
a una supplica paterna
all’evidenza di un angelo
a un Dio così scandalosamente vicino.
Chissà se anche tu ti sei chiesto
cosa sia davvero questo
credere
che fa risultare indispensabili
parole dure come pietre,
questa fede che promette vita
a prezzo della morte,
questa fede che non s’accontenta del bello
se slacciato dall’eterno.
Chissà se già intuivi
che anche Pietro
un giorno ti avrebbe girato le spalle
e che si sarebbe volato solo grazie a una
emorragia di lacrime,
chissà se già sapevi di non poter contare
sui dogmi
e sulle apparenti sicurezze
di chi giura astratte fedeltà.
Chissà se in fondo,
in quel giorno di profonda solitudine,
anche tu hai finto
di credere alle promesse
dei tuoi amici.
Perché totalmente solo
sarebbe stata troppo dura
anche per te. “Lo so,
non te ne andrai”
ma eri in segreto rivolto al Padre,
non a Pietro,
e in cuor tuo tutta l’indecisione:
si trattava di una grazia o di una condanna?
Preghiera di don Alessandro Deho’ (link al blog) ispirata al brano del Vangelo di domenica 25 agosto 2024.