Durante la recita del Credo, sia nella versione apostolica che in quella niceno-costantinopolitana, ci si inchina (o, in alcune occasioni solenni, ci si inginocchia) alle parole che riguardano l’Incarnazione di Cristo:
“[…] per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.[…]”
Motivazione liturgica e teologica
Questo gesto esprime adorazione e riverenza per il grande mistero dell’Incarnazione, in cui Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza. È un segno di umiltà e gratitudine verso il mistero dell’abbassamento di Cristo (kenosi), che ha accettato di assumere la nostra natura umana per redimerci.
Quando si esegue l’inchino e quando ci si inginocchia?
- Durante l’anno liturgico ordinario, si fa un inchino profondo.
- A Natale (25 dicembre) e all’Annunciazione (25 marzo), si fa un gesto ancora più solenne: ci si inginocchia per sottolineare l’importanza di questi eventi.
Questa pratica è un segno di fede e di adorazione verso l’Incarnazione, che è il cuore del mistero cristiano.