In. queso video fra Stefano offre un’approfondita riflessione sui principi del discernimento spirituale. L’autore esplora il pericolo di un cuore vuoto dopo aver espulso il male, sottolineando la necessità di riempirlo con lo Spirito Santo. Vengono fornite le caratteristiche fondamentali per riconoscere la voce dello Spirito, che porta pace autentica, conduce alla santità e glorifica sempre e solo Gesù.
Successivamente, fra Stefano identifica diverse voci ingannevoli, tra cui l’orgoglio spirituale e la paura travestita da prudenza, e propone gli strumenti pratici per il discernimento, come la Parola di Dio, il tempo prolungato di preghiera e il consiglio comunitario. Infine, viene illustrato come coltivare la sensibilità spirituale attraverso il silenzio e la fedeltà nelle piccole ispirazioni quotidiane.
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La Voce di Dio o il Tuo Ego? 5 Segnali Infallibili per Capirlo
Nel silenzio del nostro cuore parlano molte voci: quella dei desideri, quella delle paure, quella dell’orgoglio che si maschera da spiritualità e, sì, anche quella di Dio. Ma come possiamo essere sicuri di distinguere la guida autentica dello Spirito Santo dalle altre voci interiori? Come evitare di chiamare “ispirazione divina” quello che in realtà è solo il nostro ego che cerca di giustificarsi?
Questo articolo esplora 5 spunti sorprendenti e controintuitivi, tratti da una profonda riflessione spirituale, per imparare a riconoscere la guida autentica. Non si tratta di formule magiche, ma di imparare a sintonizzarci sulla frequenza giusta, quella dello Spirito Santo, evitando le interferenze e le imitazioni.
1. Il Pericolo Sorprendente del Cuore “Pulito” ma Vuoto
Un cuore pulito non basta: deve essere pieno
Spesso pensiamo che il cammino spirituale consista principalmente nell’eliminare il male dalla nostra vita. Ma c’è un pericolo nascosto che molti non riconoscono: quello del cuore pulito ma vuoto. Non è sufficiente cacciare via le cattive abitudini; se lo spazio interiore non viene attivamente riempito dallo Spirito Santo, diventa vulnerabile. Questo vuoto può spiegare alcuni scandali terribili, quando persone religiose commettono crimini e ci chiediamo come sia possibile. Forse hanno svuotato la casa, ma l’hanno lasciata aperta a germi di male peggiori: potere, orgoglio e altri vizi.
Gesù stesso ci mette in guardia con una parabola potente:
“Quando un demonio, uno spirito immondo, viene cacciato dall’uomo, si aggira per luoghi deserti in cerca di riposo e, non trovandone, dice: ‘Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito’. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima” (Lc 11,24-26).
La lezione è chiara: la vita spirituale non è solo un esercizio di sottrazione. Non basta dire “no” al peccato; è fondamentale dire un “sì” attivo a Dio, permettendo al suo Spirito di abitare in noi e trasformare la semplice “pulizia” in una “pienezza” vitale.
2. La Vera Pace non è Assenza di Problemi, ma Presenza di Dio
La pace dello Spirito abita anche nella tempesta
Quando lo Spirito Santo parla, il primo segno distintivo che lascia nel cuore è una pace profonda. Ma attenzione a non confonderla con la “pace del mondo”, quella tranquillità superficiale che proviamo quando tutto va bene. Quella è una pace fragile, che dipende dalle circostanze. La pace di Dio, come la descrive San Paolo, “sorpassa ogni intelligenza” e può esistere anche nel mezzo della prova più dura.
Un esempio concreto è la vita di Chiara Corbella. Durante i giorni più difficili della sua malattia, con una serenità che non era umana, disse a suo padre: «Mi affido a Dio. So che qualunque cosa mi accada, sarà per il vero bene mio e delle persone che amo». Questa pace non era solo interiore; era un dono contagioso che si trasmetteva a chi le stava accanto. Lo Spirito Santo non elimina la croce, ma dona la forza di portarla con amore, trasformando la sofferenza in un luogo di consolazione.
Il primo vero segnale della voce dello Spirito, quindi, non è l’assenza di problemi, ma una pace profonda che abita il cuore anche e soprattutto quando tutto intorno a noi sembra crollare.
3. Il Test del Riflettore: lo Spirito Santo non Illumina Mai Se Stesso
Se l’attenzione è su di te, non è Lui
Ecco un principio fondamentale e infallibile del discernimento: la vera ispirazione divina non attira mai l’attenzione sull’individuo, ma punta sempre a glorificare Gesù. Lo Spirito Santo agisce come un riflettore che illumina Cristo, mai se stesso.
Gesù lo spiega chiaramente nel Vangelo:
“Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Giovanni 16:13-14).
Lo Spirito è come Giovanni Battista, che diceva: “Lui deve crescere, io invece diminuire”. I più grandi santi, come Santa Teresa d’Avila o San Francesco, più erano ricolmi di Spirito, più si sentivano piccoli e peccatori. Non era falsa umiltà, ma il risultato naturale di un incontro autentico con Dio.
La trappola dell’orgoglio spirituale, invece, fa il contrario. Ricordo la storia di un uomo molto devoto che sentiva l’ispirazione di dover “correggere il parroco”. Quando gli fu chiesto come lo facesse sentire questa missione, rispose: “Mi fa sentire forte, sicuro, scelto da Dio per una missione importante”. Ecco il segnale d’allarme.
Se un’esperienza spirituale ci porta a pensare “quanto sono speciale” o ci fa sentire superiori agli altri, possiamo essere certi: quella non era la voce dello Spirito Santo, ma quella dell’ego.
4. La Trappola della “Prudenza”: Quando la Paura si Maschera da Saggezza
La vera prudenza agisce, la paura paralizza
Esiste una differenza sottile ma cruciale tra la prudenza, che è una virtù, e la paura che si traveste da saggezza spirituale. La vera prudenza ci porta a un’azione coraggiosa dopo un’attenta valutazione. La paura mascherata da prudenza, invece, trova sempre nuove scuse per non muoversi mai, giustificando l’inazione con frasi come “devo pregare ancora” o “non è il momento giusto”.
Pensiamo al giovane che si sentiva chiamato al sacerdozio. Ci sono voluti cinque anni di queste “prudenze” prima di capire che la sua non era saggezza, ma paura di impegnarsi e rischiare per qualcosa di più grande. Lo Spirito Santo può chiederci di aspettare, ma non ci lascia mai paralizzati dall’indecisione.
Come ci ricorda San Paolo:
“Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza” (2 Timoteo 1:7).
La domanda da porsi è: la mia “prudenza” mi sta proteggendo da un errore o mi sta impedendo di amare e agire con coraggio? Lo Spirito spinge sempre verso un amore più grande, anche quando comporta dei rischi.
5. L’Allenamento all’Ascolto: la Fedeltà nelle Piccole Cose
La sensibilità spirituale si allena nel quotidiano
Non possiamo aspettarci di sentire la voce di Dio nelle grandi decisioni della vita se non ci alleniamo a seguirla nelle piccole ispirazioni quotidiane. È un principio cruciale: la nostra sensibilità spirituale si affina attraverso la fedeltà nel poco.
Quali sono queste “piccole ispirazioni”? Gesti semplici come chiamare una persona che non sentiamo da tempo, aiutare un collega in difficoltà, chiedere scusa per una parola sbagliata, o dedicare dieci minuti in più alla preghiera. Ogni volta che seguiamo queste piccole spinte, la nostra capacità di riconoscere la voce dello Spirito la volta successiva aumenta. È una vera e propria “palestra dello spirito”. Questo allenamento non è solo un esercizio, ma la chiave che può aprire a nuove amicizie e a immense opportunità di fare del bene.
Ogni piccola obbedienza allena il nostro cuore e lo rende più sensibile, preparandolo ad ascolti più grandi.
“Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto” (Luca 16:10).
Distinguere la voce di Dio non è un’arte riservata a mistici straordinari. È un percorso accessibile a tutti, che richiede onestà e pratica. Abbiamo visto i segnali: il pericolo di un cuore pulito ma vuoto, la ricerca di una pace che resiste alle tempeste, il “test del riflettore” che punta sempre a Cristo, la vigilanza sulla paura travestita da prudenza e, infine, l’importanza fondamentale di allenarsi nella fedeltà alle piccole cose.
Lo scopo di tutto questo non è diventare perfetti, ma semplicemente permettere allo Spirito Santo di riempire il nostro cuore, per diventare testimoni autentici del suo amore nel mondo.
Ora che hai questi strumenti, quale voce nel tuo cuore sceglierai di amplificare oggi?


