Preghiera di don Alessandro Deho’ (link al post nel blog) ispirata al brano del Vangelo di domenica 11 maggio 2025, quarta domenica di Pasqua.
Dalla valle sfumano bianche
nubi a tappeto,
nessuno s’offenda
è l’unico generoso conclave degno d’attenzione.
Le ginestre,
emorragie dell’unico sole,
finalmente parlano
stillando oro per l’icona del Creato.
Così la mia preghiera
si compie in belato
e il cuore torna ad ascoltare
l’unica voce.
Di linfa a suscitare
primavera dalle piogge,
io ormai ti conosco
e nel mio stare,
seppur radicato di paure,
d’un tratto
mi sembra che tutto di me
segua in processione
l’infinta elezione
del Creato,
unico credibile
pontefice prossimo.
D’un tratto è come sentirti scorrere
nelle arterie furiose di vita,
nell’incontro intimo al mio respiro
dove mi baci senza vergogna.
Mentre lapidi sgrammaticate sigillano il passato,
tu come bambino giocoso scosti i ciottoli
e fonti scaturiscono
liberate dai deserti.
Ancora convinto che
i nostri cuori reggano la promessa dell’Eterno,
nemmeno ti sfiora il pensiero
che qualcuno voglia esser lasciato perdere.
Questo mi consola:
siamo alberi in attesa d’eterna primavera,
d’un salto quantico
in Te che abiti ogni probabilità.
Procedere su questi sentieri
è come camminare
tra le linee della tua mano:
il futuro l’hai predetto incarnandoti.
E dopo la croce,
veggente
che ha scoperchiato i sepolcri,
nessuno può chiamarsi
dimenticato,
niente scivola lontano,
l’essenza del visibile
è già eterna.
Il Padre è grande,
onnipotente
e forte,
e niente può strapparci dalla Sua mano.
Si stringano al loro piccolo cuore
pacificato
i cultori
resilienti delle piccole cose.
Resistano,
come aggrappati a un legno
dopo un naufragio,
spero possa bastare.
Oppure dona anche a loro
l’oro delle ginestre,
le nubi del Creato
e la consolante certezza d’Essere una sola cosa col Padre.
don Alessandro Deho