Gioiosa all’udito echeggia la parola, Padre mio;
mentre lieve volge al cuor come angelico canto:
raggio pronto a rischiarar la mente presa da distrazioni,
sospinta all’inanità dal mondo altero, distratto,
traboccante d’illusioni e velleità.

Chi del Tuo respiro si nutre, Signore,
non ambisce a voluttà, ma brama intensamente
l’umiltà che dà onore;
non nasconde debolezze, ma ricerca in Te saggezza:
quel granello di luce eterna che dona pace;
quel gesto di beltà fraterna che infonde amore.

Aiuta la sofferente interiorità a dire Si…
Il corpo ci divide, l’anima ci unisce;
in un gioco altalenante fatto di bene, di male;
di azioni positive, di umori negativi.

Confido tanto, mio amato Dio,
nell’eccomi, sommessamente pronunciato un bel dì,
davanti all’altare Tuo paterno.

Partire da sé stessi; questo è il messaggio più bello che inculcasti… fra i tanti segni divini.
Frattanto, continuo a sperare nel sorriso dei bambini.

Giovanni Battista Quinto

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