“Fa’ strada ai poveri senza farti strada”, ricordava don Lorenzo Milani.
Aiutaci Tu, o Signore,
a non cedere al carrierismo,
al protagonismo, al presenzialismo, e neppure a paralizzarci nell’inerzia, nella burocrazia stanca e ripetitiva.
Aiutaci a non esaltarci nell’attivismo sterile, nel moltiplicare iniziative non sostenibili, senza senso né prospettiva.
Aiutaci a non creare attorno a noi
piccoli o grandi centri di potere,
alleanze di amici che combattono nemici con la bocca piena di critiche maligne
e la lingua lunga e biforcuta,
come quella degli scribi e dei farisei, aiutaci a non diventare sepolcri imbiancati.
Aiutaci a non strumentalizzare le cose a nostro favore, neppure indirettamente, neppure lontanamente.
Aiutaci a non prevaricare ruoli e funzioni, a non adirarci con superiorità e disprezzo, e anche a non avere paura
di esporci nel fare proposte.
Aiutaci
a non mercanteggiare il nostro servizio, a non sorridere dei fallimenti altrui,
a non vendicarci, a non fare sgambetti, a perdonare anche quando subiamo battute infelici e commenti sprezzanti e ogni sorta di male.
Aiutaci Tu, o Signore…
Perché la carità è benigna e paziente, non si vanta, non si gonfia,
tutto sopporta, tutto crede.
La carità, la nostra carità,
è organismo pastorale,
è carità ecclesiale,
è organizzata, è gioco di squadra,
è remare insieme nella stessa direzione.
Rispetta i compiti e il lavoro degli altri, responsabilità e modi di fare,
cerca la comunione e l’unità
nel dialogo e nel confronto.
Si pone continui interrogativi, approfondisce e discerne oltre le banalizzazioni
e le semplificazioni.
Studia, ricerca, analizza, valuta attività e risultati, senza timori e con obiettività.
Cambia, innova, migliora,
con quella “sana inquietudine”,
che hanno tutti coloro che si inginocchiano davanti alla perfezione dell’Altissimo
e che si inginocchiano anche
a lavare i piedi imperfetti dei poveri,
e i piedi di coloro che li servono.
La carità organizzata
ha lo stesso entusiasmo
di quella disorganizzata,
di quella personale e spontanea, di quella calda e familiare.
La carità organizzata è fatta insieme, è comunitaria,
è un equilibrio di elementi:
una costruzione con mattoni a vista e solide fondamenta,
nascoste sotto terra,
ma che reggono tutto l’edificio.
La carità organizzata,
è diretta e indiretta,
è una mano che ne stringe un’altra e un’altra ancora,
fino ad arrivare ai due estremi:
il cielo più alto
e la terra più profonda.
Fonte: “per Carità” La dimensione contemplativa dell’incontro col povero nell’esperienza di Caritas Italiana