Donaci, Signore, dopo tutte le nostre fatiche,
un vero tempo di pace.
Dacci, dopo tante parole, il dono del silenzio che purifica e ricrea.
Donaci, dopo tanti cammini frettolosamente cancellati dalla cortina di nebbia della distrazione, la possibilitร di contemplare con disponibilitร e pienezza ogni porzione di realtร , anche delle realtร che ci costano.
Donaci la gioia, dopo le insoddisfazioni che ci frenano, come una barca che si staglia sull’acqua.
Donaci, Signore, la possibilitร di vivere senza fretta, estasiati dalla sorpresa che i giorni portano con sรฉ per mano.
Donaci la capacitร di vivere a occhi aperti, di vivere intensamente.
Donaci l’umile semplicitร degli artigiani che, preferendo la sapienza dell’esperienza all’apparato delle teorie, riconoscono che stanno sempre ricominciando.
Permettici di ascoltare la lezione del vaso sulla ruota del vasaio; del ceppo lisciato dalle mani del falegname; dell’impasto che il fornaio pazientemente trasforma in pane.
Donaci di nuovo, Signore, la grazia del canto, del fischio che imita l’aerea felicitร degli uccelli, delle immagini ritrovate, del ridere condiviso.
Donaci la forza di impedire che le dure necessitร del vivere schiaccino il desiderio dentro di noi e che si dissipi la trasparenza dei nostri sogni.
Fa’ di noi dei pellegrini, che nel visibile scorgono l’insinuarsi discreto dell’invisibile.
Josรฉ Tolentino Mendonรงa, Avvenire 15 novembre 2020